CHIVASSO - Una nuvola rossa colora il motomondiale. Francesco Bagnaia, pilota di Chivasso, in sella alla Ducati, si è laureato campione del mondo nella MotoGP. L’ultimo italiano a conquistare il titolo iridato nella classe regina della due ruote era stato il leggendario Valentino Rossi.
Il centauro, con il numero 63 stampato sulla livrea della Ducati, ha concluso il gran premio di Valencia, l’ultimo della stagione, all'ottavo posto. Un piazzamento che gli ha permesso di conquistare l’alloro mondiale ai danni del rivale e campione del mondo uscente, Fabio Quartararo. La gara ha visto il trionfo di Rins con Binder e Martin a completare il podio.
Pecco Bagnaia in questa stagione ha vinto 7 gp. Classe 1997, è stato anche campione del mondo della Moto2 nel 2018 e MotoGP nel 2022. Ha esordito in moto Gp nel 2019. Nel primo anno in sella alla Ducati del Team Pramac Racing, ha chiuso la stagione al 15º posto con 54 punti. Tre anni più tardi ha portato la Ducati e il Canavese sul tetto del mondo.
«Pecco vince il Mondiale con una moto italiana (e che moto!) di quella che adesso è la “classe regina” e un po’ - diciamo la verità - ci si commuove - hacommentato Marino Bartoletti - E ci si commuove anche pizzico in più se si ha l’età per ricordare e soprattutto aver vissuto di persona l’analoga circostanza di 50 anni fa, quando Giacomo Agostini trionfò con la MV Agusta. Altri tempi, altre dinamiche, altre moto, altro panorama (Mino conquistò, praticamente senza avversari, 11 gare delle12 a cui partecipò, lasciando l’unica “briciola” in Jugoslavia al caro Alberto Pagani, suo devoto compagno di team). Ora tutto è cambiato, a cominciare dal parco-rivali (sia moto che piloti): e per questo il Mondiale di Bagnaia vale tanto di più. Anche se ovviamente il mito di Agostini resta e restano le affinità sia umane che professionali, legate soprattutto alla serietà con cui entrambi hanno interpretato il loro approccio alla carriera Ovviamente nel giorno dei “grandi paragoni” non può essere dimenticato Valentino che di Pecco è stato talent scout e maestro (oltre che suo ultimo predecessore italiano nell’albo d’oro).
E’ un titolo che fa storia quello del ragazzo di Chivasso. Perché dà l’idea di essere non solo un grande e meritato traguardo, ma soprattutto un primo gradino verso la leggenda».