«Quando la burocrazia ferisce» può capitare quello che è successo a Rivarolo. Può capitare che un Comune venga segnato con il marchio di mafioso, che a farne le spese siano tutti i cittadini e l’intero Consiglio comunale, sciolto per sospette infiltrazioni mafiose nel 2012 su decreto dell’allora ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri.
A casa sono stati mandati l’allora sindaco, Fabrizio Bertot e tutta la sua squadra, insieme al segretario generale Antonino Battaglia, per quattro anni additati come mafiosi, per quattro anni in silenzio ad aspettare che la giustizia facesse il suo corso, fino alla sentenza della Corte di Cassazione sull’inchiesta Minotauro che ha fatto decadere ogni tipo di accusa nei confronti dell’ex segretario.
In questi quattro anni nessun consigliere comunale è stato indagato o processato per reati di tipo mafioso o in qualche modo collegati, nessun atto del Comune è stato giudicato illecito. «Quando la burocrazia ferisce» è anche il tema del confronto organizzato, sabato 11 marzo in Sala Lux a Rivarolo dalle 17, per parlare di quanto successo. Una riflessione affinché errori simili non si ripetano più e sulla necessità che il governo centrale ripensi all’attuale legge.
Al dibattito interverranno il senatore Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato, il senatore Stefano Esposito, membro della Commissione Antimafia, il senatore Lucio Malan, Questore del Senato e l’ex sindaco, già europarlamentare di Forza Italia, Fabrizio Bertot. (I.p.)