IVREA - E' stato presentato ieri, giovedì 3 aprile 2025, alla presenza del Direttore Generale dell'Asl To4, Luigi Vercellino, un progetto di umanizzazione della Radioterapia e della Radiologia dell’Ospedale di Ivrea, dirette rispettivamente dai dottori Maria Rosa La Porta e Alessandro Depaoli. Un progetto realizzato grazie alla collaborazione dell’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese e del Liceo Artistico Statale Felice Faccio di Castellamonte, che sono intervenuti alla presentazione.
Per l’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese erano presenti la presidente Celestiana Ronchetto e alcune socie, Nella Falletti e Giuliana Bausano. Il Liceo Faccio è stato rappresentato dalla vice dirigente scolastica Michela Peronino e dal professor Vito Nicoletti. Gli studenti del Liceo Faccio, guidati dai professori Vito Nicoletti e Francesco Votano, hanno realizzato e donato quindici dipinti e l’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese ha finanziato la riproduzione degli elaborati degli studenti su materiale ignifugo adatto a un ambiente ospedaliero.
«Ringraziamo di cuore gli studenti del Liceo Faccio con i loro insegnanti e l’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese per la solidarietà e la sensibilità che ci hanno dimostrato, realizzando un progetto che contribuisce al processo di umanizzazione dei nostri Ospedali – ha commentato Luigi Vercellino - un processo in cui crediamo fortemente perché rendere gli spazi dedicati alla diagnosi e alla terapia luoghi meno freddi e più accoglienti ha un effetto positivo sul benessere mentale, che a sua volta è strettamente connesso con il benessere fisico».
I progetti di umanizzazione dei luoghi di cura, infatti, hanno lo scopo di consentire agli utenti e alla persone ricoverate di ricevere non solo le migliori cure specialistiche che la medicina possa offrire, ma anche di essere curati in un contesto bello, piacevole e rilassante. Umanizzare i luoghi di cura significa farsi carico della persona nella sua globalità, senza trascurare aspetti benefici come l’arte, la bellezza, la relazione. E senza dimenticare che l’umanizzazione dei luoghi di cura “fa bene” anche al personale sanitario, che spesso trascorre in questi spazi una notevole parte della propria vita.