Il passaggio del santuario di Belmonte dai privati alla Regione Piemonte è al momento congelato. Il passaggio, che fino a qualche mese fa, sembrava imminente, si è arenato a causa della burocrazia. Del caso si è tornato ad occupare il Consiglio regionale proprio l'altro giorno su sollecitazione del Partito Democratico. «Poco prima della fine della scorsa legislatura, la Giunta regionale di centrosinistra aveva destinato, per l’acquisto del Santuario di Belmonte, un milione di euro proveniente dal fondo per il finanziamento degli accordi di programma. I fondi sono ancora lì, ma la nuova maggioranza non sta portando avanti il procedimento, e il motivo è incomprensibile», dice il consigliere regionale Daniele Valle.

«La risposta dell’assessore non è stata assolutamente chiara, non abbiamo capito cosa intendano fare, ricordo che il Sacro Monte è un monumento protetto dall’Unesco che rischia la chiusura per le difficoltà della proprietà attuale ad effettuare le più elementari manutenzioni». Gli fa eco la deputata canavesana Francesca Bonomo: «Sono anni che lavoriamo con i Comuni dell’area e con l’associazione Amici di Belmonte per procedere all’acquisizione del Santuario, un importantissimo sito sia a livello votivo che turistico, che rischia ogni giorno la chiusura. Eravamo arrivati al dunque, non si possono solo dire belle parole quando si viene sul territorio, questo stop è inaccettabile, soprattutto visto che la soluzione era già stata trovata dalla Giunta precedente». «Il centrosinistra aveva anche trovato le risorse - chiude Valle - non esistono più scogli se non qualche pastoia burocratica. Come opposizione in Regione manterremo alta l’attenzione, affinché l’immobilismo di questa Giunta non mieta un’altra vittima».

L'assessore al bilancio Andrea Tronzano ha rivelato un intoppo burocratico che, per il momento, costringe allo stop. «L'accordo di programma da parte della Regione con l’Unione di comuni del territorio di Belmonte non è mai stato sottoscritto. Ciò in conseguenza della mancata attivazione della procedura, prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che ha inizio con la denuncia di avvenuta alienazione, cui tutti i proprietari di beni mobili o immobili dichiarati di interesse culturale sono tenuti. Il Ministero dei beni e delle attività culturali ha facoltà di  acquistare, in via di prelazione, i beni culturali alienati a titolo oneroso al medesimo prezzo stabilito nell'atto di alienazione. Nel caso in cui la denuncia di vendita venga omessa o presentata tardivamente, la normativa prevede anche delle sanzioni». Di fatto la denuncia della cessione del santuario, quando la proprietà ha avvisato la Regione che non avrebbe più garantito nemmeno la manutenzione ordinaria del bene patrimonio Unesco, non risulta agli atti. E doveva essere presentata subito, cioè a metà del 2018. Senza quella non potrà essere formalizzato alcun accordo di programma.