Senza scomodare l'ambientalismo «senza se e senza ma», di cui il 2019 potrà diventare, nei decenni che seguiranno, l'anno zero in virtù dei movimenti nati con l'impegno della piccola Greta, i dodici mesi appena trascorsi hanno confermato la fragilità del nostro territorio, troppo spesso a rischio a causa della poca «accortezza» alla conservazione dei suoi abitanti. Il discorso è molto ampio e coinvolge non solo chi il territorio lo abita e lo vive 365 giorni all'anno ma anche chi, a più livelli, è chiamato a prendere delle decisioni.
Alcuni episodi, però, nell'affrontare anche fenomeni naturali, hanno confermato la necessità di un approccio diverso. I problemi dell'ambientalismo «grande», come il surriscaldamento globale o l'aumento vertiginoso della spazzatura, hanno indubbiamente riflessi anche nel nostro «microcosmo». Ma sarebbe necessario partire da piccole cose, spesso altrettanto determinanti. Come, ad esempio, la pulizia dei fiumi, dei canali, dei fossi, delle sponde delle montagne per contenere frane, allagamenti, incendi.
La mano dell'uomo, purtroppo, ha dato il suo drammatico contributo, anche nel 2019, con una nuova stagione di incendi che, questa volta, ha riguardato uno dei simboli del Canavese: il santuario di Belmonte e il Sacro Monte patrimonio dell'umanità Unesco (video sotto). I danni provocati dal fuoco, quasi sicuramente doloso, resteranno ben visibili per i prossimi decenni. E che dire dei mancati interventi sugli assetti delle nostre montagne: un caso su tutti, la frana di Quincinetto che da anni attende di trovare soluzione. Una frana che «cammina» verso il basso e ha costretto alla chiusura l'autostrada A5 già un tre volte in poche settimane. Speriamo che il 2020 sia l'anno buono per i lavori e per lo sviluppo di una nuova consapevolezza: difendere l'ambiente significa anche difenderlo a casa propria.