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Presentato in anteprima all’ultimo Festival di Locarno, “The Bing Sick” di Michael Showalter, è una commedia romantica e commovente, che in Usa ha incassato 40 milioni di dollari. Tratto dalla storia vera degli sceneggiatori del film, Emily V. Gordon e Kumail Nanijani, la pellicola racconta tutto ciò che il pakistano Kumail e la sua fidanzata Emily hanno dovuto affrontare per superare i pregiudizi delle rispettive famiglie e i 1.400 anni di antiche tradizioni per coronare la loro storia d’amore.

Kumail Nanjiani  aspira a diventare un comico fra lo sconcerto della sua famiglia, musulmana e rispettosa delle tradizioni. La mamma si adopera per organizzare il suo matrimonio, naturalmente combinato.  La situazione richiama alla memoria  “Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco”, che ironizzava sui contrasti fra le rigide usanze delle famiglie dei giovani immigrati negli U.S.A. e il loro desiderio di libertà e integrazione.

Kumail è costretto a mentire e a condurre due vite, ben separate, tra ciò che è, e ciò che la famiglia vorrebbe che fosse. Almeno fino a quando, durante un'esibizione dal vivo a Chicago, nota la bella Emily e alla fine dello spettacolo le chiede di uscire. Tra i due nasce prima un’intesa, fisica e intellettuale poi un’appassionata storia d’amore. Emily, studentessa di psicologia, è una giovane donna spontanea e sincera, con dei genitori cinquantenni cinici e disillusi.

Inevitabilmente i goffi tentativi di Kumail di nascondere la sua situazione familiare, saranno scoperti quando Emily trova le foto delle donne che i genitori di lui gli hanno fatto incontrare. Kumail ammette che a causa delle aspettative della sua famiglia un futuro insieme sarebbe complicato e poco probabile. Emily tronca la relazione. Sarà l'arrivo di una grave e inspiegabile malattia, a far comprendere a Kumail il valore di quella relazione. Il tema delle differenze etniche-religiose è toccato con ironia, esattamente come il pregiudizio che grava su Kumail e che suppone che tutti i musulmani siano potenziali minacce terroristiche. L'ironia è la carta vincente del film, che permette allo spettatore, smaliziato da tante commedie furbette e stereotipate, di partecipare emotivamente fino alla fine della storia, e di condividere le vicende dei protagonisti, sperando in un lieto fine. (Santho Iorio)