CANAVESE - Sono colorate, alte oltre due metri e sedendosi sopra ci si sente un po’ bambini, con i piedi a penzoloni pronti ad osservare panorami inediti e a meravigliarsi della bellezza della natura che ci circonda. Si tratta delle panchine giganti. L’idea delle big bench è nata nel 2010 per opera di Chris Bangle, un designer americano che nel 2009 si è trasferito con la moglie nelle Langhe in Piemonte, più precisamente a Clavesana, in provincia di Cuneo. É proprio a Clavesana che nello stesso anno Chris Bangle ha realizzato la sua prima panchina gigante, la numero 1 (la numerazione è secondo l'ordine di costruzione).
Oggi, le maxi panchine si trovano in tutta Italia e hanno diritto di «cittadinanza» anche nel nostro Canavese (Locana, Caluso, Levone, Valprato, Ivrea, solo per citarne alcune). Sono un modo originale per incentivare un turismo attivo alla scoperta di un territorio e di quello che ha da offrire. Opere d’arte fantastiche e per dove trovarle, tanto per parafrasare il titolo di un celebre film, si può seguire la «record woman», Barbara Segino, che ha girato tutta l’Italia e l’Europa per vedere ben 265 panchine (su 277 totali) del Big Bench Community Project, compresa quella che si trova in Scozia. La «cacciatrice» piemontese è fondatrice insieme a Gianni Montanari del gruppo facebook «Panchinisti Itineranti», che conta più di 52mila iscritti e appassionati. Il luogo virtuale perfetto dove confrontarsi, chiedere consigli e ammirare foto simpatiche.
«Sono originaria di Neive, dove ovviamente abbiamo una delle 170 big bench presenti in Piemonte – spiega Barbara Segino – Le panchine giganti sono portatrici sane di un turismo attivo, non da selfie come si potrebbe erroneamente credere. Sono uno pretesto per conoscere posti nuovi e persone, la cultura enogastronomica, le opere d’arte di un territorio, magari passando qualche giorno sul posto alla scoperta delle eccellenze locali. Per esempio, sono venuta molte volte in Canavese per vedere con i miei occhi le vostre big bench e così ho scoperto la torta 900, il labirinto del castello di Masino, il ponte degli innamorati di Ronco Canavese».
«E’ un turismo speciale che sta prendendo molto piede. Per me è una vera passione. Le big bench sono un modo per stare in mezzo alla natura e far divertire grandi e piccini – aggiunge l’ambassador del gruppo panchinisti itineranti Barbara Segino – Siamo “panchinisti” ma non “panchinari”. Noi stiamo mai fermi. Alla gente piace soprattutto collezionare i timbri di ogni panchina sul passaporto speciale che viene venduto nelle attività del paese che le ospita. Ci sono addirittura dei timbri speciali molto ricercati e alcuni “errati” da collezione: una sorta di “gronchi rosa” degli appassionati di big bench».
Il termine «panchinisti» ha addirittura fatto capolino nel dizionario. «Non solo – conclude Barbara – Di recente le big bench sono state oggetto anche di tesine di laurea presentate in Università. E’ un’attività genuina e semplice ed è “inclusiva”. In Piemonte ce n'è una costruita per permettere il passaggio delle carrozzelle per le persone con invalidità. In modo che tutti possano ammirare il panorama di fronte».