Era già successo un anno fa, a Pergine in Trentino, quando un lenzuolo spiegato con scritto “Quinto comandamento: Non uccidere - Cacciatori assassini”, aveva fatto all’improvviso irruzione in Chiesa, durante l’omelia, per contestare Don Dario appassionato cacciatore. Ma non era mai successo che un parroco venisse denunciato perché cacciatore, con l’accusa infamante di usare i soldi della questua per pagarsi la licenza di caccia. La storia che le cronache di questi giorni ci raccontano si riferiscono a Don Luciano Bardesono. L’associazione italiana difesa animali e ambiente, nel denunciarlo alla Procura della Repubblica di Torino, ha chiaramente richiesto la condanna del parroco per reato di truffa.
Conosco Don Luciano da quando, giovane prete, animava l’oratorio di San Giacomo in Rivarolo. Da tanti anni svolge la sua missione religiosa a Lusigliè, ad Ozegna e a Ciconio. Sempre presente e d’aiuto, fin tanto che la salute l’ha sorretto, in ogni evento lieto o triste del territorio canavesano. Un curato di campagna vecchio stampo, una figura quasi letteraria, un mix dei tanti curati che le testimonianze di scrittori italiani ci hanno tramandato, da Manzoni in poi. Un prete cordiale, colto, affabile, sempre disponibile, un vero “pastore” per il suo “gregge”. Don Luciano da sempre, per tradizione familiare, come tanti nelle nostre zone, ha la passione per la caccia.
Non sono un cacciatore, adoro gli animali e la natura, ma certe forzature mi preoccupano. La caccia tra tutte le angherie del mondo mi pare davvero il male minore. Gli animali liberi nel bosco hanno almeno la possibilità di scappare ed esistono regole che impediscono di sparare a molte specie, mentre, molto peggio, gli animali chiusi nelle gabbie d’allevamento sono già carne da macello fin dall’origine. La caccia, se ben disciplinata è in grado di mantenere l’equilibrio ecologico, consentendo alle specie di sopravvivere. I cinghiali si stanno moltiplicando a dismisura, l’opera del cacciatore in questo caso è utile. Senza dimenticare che gli animali stessi mangiano altri animali per sopravvivere, impossibile impedirlo.
Don Luciano non deve temere.
Quello che fa lui, come quello che fanno i veri seguaci di Diana non può essere considerato peccato, è la scoperta della natura, un dono di Dio all’uomo che deve saperne raccogliere i frutti. Non sono i cacciatori i responsabili dell’estinzione di diverse specie animali. La vera minaccia per gli animali del bosco, per gli uccelli e per la natura viene dall’inquinamento atmosferico, dalla cementificazione selvaggia, dall’uso dei pesticidi. Dovrebbe essere denunciato chi inquina aria, suolo ed acqua, non un curato di campagna che spara quattro cartucce.
Un tempo c’era meno sensibilità per gli animali, ma c’era maggiore attenzione ai valori umani. Da animalista non sparo ai cacciatori!