di Giorgio Cortese
Strumento di cura personale di diffusione globale, la lametta da barba è utilizzata ogni giorno da miliardi di persone, uomini ma anche donne. La versione più comune è quella “usa e getta”, monouso, la cui paternità spetta all’imprenditore statunitense King Camp Gillette, che ne ideò il prototipo nel 1895 per poi perfezionarlo e metterlo in commercio con successo. Prima della lametta “Gillette”, evoluta in modelli più efficienti e pratici e presto affiancata dai rasoi elettrici, non erano però mancate soluzioni alternative, fin dall’alba dei tempi. Primordiali. La pratica della rasatura affonda le radici nella preistoria, in varie pitture rupestri si possono osservare individui ben sbarbati, quando per togliere la peluria in eccesso si ricorreva a rasoi in Pietra, soprattutto selce, o, in alternativa, a valve di conchiglia e frammenti ossei di animali.
Nel III millennio a.C., nell’antico Egitto, i faraoni si presentavano in pubblico col viso e il corpo perfettamente rasato, i peli erano considerati impuri. Si cominciarono allora a realizzare spatole affilate di bronzo, di rame e persino d’oro. Seguì, in vari luoghi, la produzione di diverse tipologie di lame metalliche con la punta leggermente ricurva, avevano per esempio forma di mezzaluna quelle usate verso la metà del I millennio a.C. nel mondo etrusco, impugnabili grazie a perni laterali e il cui pregio era di adattarsi ai contorni del viso. La rasatura acquisì ancora più rilevanza in ambito greco e romano, dove nel frattempo lo sviluppo della metallurgia permise di creare rasoi sempre più efficienti. Nell’antica Roma era diffuso soprattutto il culter tonsorius, rasoio di ferro a lama piatta poi imitato da diverse civiltà, anche nel Nord Europa, strumenti simili erano apparsi anche in Cina. Dopodiché, per tutto il Medioevo e parte dell’età moderna, la barba divenne di gran moda, anche tra re e imperatori, e così l’arte della rasatura non registrò grandi novità. A mano libera. Un’importante svolta si ebbe attorno al 1680, quando in Inghilterra, a Sheffield, si produssero i primi modelli di rasoio a serramanico, con lame d’acciaio fissate a manici scanalati in cui alloggiare la lama stessa.
Nel secolo seguente, a renderli più maneggevoli e pratici furono il coltellinaio francese Jean-Jacques Perret, il quale ideò uno strumento in cui la lama era protetta da due lembi metallici che, aprendosi, fungevano da manico, e l’inventore inglese Benjamin Huntsman, che avviò una produzione di rasoi noti per i manici lignei finemente decorati. Strumenti di questo genere, presto realizzati con forme ergonomiche e tuttora usati da alcuni barbieri, rimasero in auge fino al XIX secolo. Di sicurezza. A quel punto, a far concorrenza ai “rasoi a mano libera”, giunse la citata invenzione di King Camp Gillette, fondatore dell’omonima azienda, registrata nel 1901 e brevettata nel 1904. Il suo “rasoio di sicurezza”, o safety razor, aveva una forma simile a quella degli odierni usa e getta, con un manico fissato a una guaina rettangolare in ferro che conteneva una lametta. Dopo un certo numero di utilizzi, la lama poteva essere sfilata e sostituita. Fu una rivoluzione: si eliminò così la necessità di affilare ogni volta le lame, rendendo inoltre la rasatura più sicura. Intanto fioriva e si diversificava la produzione industriale di creme, saponi e schiume da barba.
Queste da spalmare sul viso con piccoli pennelli o con le mani, nonché dei dopobarba. Dagli anni Venti del XX secolo, sulla scia di Gillette, altri produttori invasero il mercato con lamette in acciaio e carbonio, che però si arrugginivano facilmente; finché nel 1965 l’azienda inglese Wilkinson Sword iniziò a produrle in acciaio inossidabile. Un’ulteriore evoluzione giunse nel 1971, quando la solita Gillette lanciò il Trac II, modello realizzato con innovativi materiali plastici in cui a essere sostituita non era la lametta, ma tutto il blocco superiore, o “cartuccia”, che alloggiava due lame affiancate. Una nuova rivoluzione si ebbe nel 1975, quando l’azienda francese Bic, la stessa delle biro, lanciò un economico rasoio con impugnatura in plastica e lametta fissa, interamente usa e getta. In seguito aumentò il numero delle lame, così da richiedere meno pressione sulla pelle e meno passate, riducendo le irritazioni. A indicare la via, nel 1998, fu ancora una volta la Gillette, con il “Mach 3”, celebre rasoio a tre lame, ma oggi possono arrivare al doppio.
Le lamette monouso, intanto, avevano un nuovo concorrente che non richiedeva l’uso di acqua e schiuma da barba: il rasoio elettrico. Dopo una lunga serie di prototipi, il primo modello degno di nota fu messo a punto nel 1928 dall’americano Jacob Schick. Brevettato nel 1930, questo apparecchio, simile nella forma ai rasoi tradizionali, aveva un piccolo motore che faceva oscillare una lama sotto a una placchetta di metallo, come nei “taglia capelli” elettrici, nati qualche anno prima. Nel 1939 l’azienda olandese Philips realizzò il primo rasoio a testina rotante, su cui era montata una testina con lama tonda che ruotava sotto una protezione bucherellata. Questi nuovi modelli, inizialmente collegati a un filo e più tardi resi autonomi grazie a batterie ricaricabili, conobbero una crescente diversificazione con la nascita di rasoi “multi testina” e con quelli da cui escono creme idratanti, o con forme adattabili al viso. Ovviamente con varianti al femminile, come sistemi di depilazione. Nel terzo millennio il rasoio elettrico è infine diventato “smart”, venendo per esempio dotato di sensori che misurano la densità dei peli per adattare la potenza della rasatura.