Per carità, Brooke Bruk-Jackson è bellissima: 185 centimetri su cui svettano lunghi capelli biondi e due profondi occhi castani. Non poteva essere altrimenti, per una modella di 21 anni nata ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, dove ha frequentato le scuole fino all’università, quando ha scelto la “British Academy of Fashion Design” di Londra.
Eppure Brooke ha un problema, o meglio, sono gli altri ad averlo. Pochi goorni fa è stata incoronata “Miss Universo Zimbabwe”, accedendo di diritto alle fasi finali di “Miss Universo” in programma il prossimo 18 novembre a El Salvador. Una gioia per il paese africano, che da 22 anni non entrava alle finali del concorso di bellezza più celebre che c’è.
Ma parlare di gioia è troppo, quando la notizia dell’elezione ha fatto il giro del Paese africano. Mentre ancora Brooke, incredula per la vittoria, salutava il mare di fotografi con la coroncina e i fiori in mano, postando sul suo profilo Instagram frasi come “Il mio cuore è pieno di gioia e gratitudine. Ho guadagnato questa corona per il nostro bellissimo Paese, per servire la nostra gente ed essere l’incarnazione dell’unicità dello Zimbabwe”, i 15,5 milioni di abitanti hanno iniziato a protestare per un motivo che per loro era talmente evidente da non poter sfuggire anche agli occhi più distratti: Brooke Bruk-Jackson è bianca, perfino pallida. E questo è sufficiente a ribadire che non può rappresentare un Paese dove il 98% della popolazione è di colore.
Una recrudescenza di razzismo all’esatto contrario di quello a cui è tristemente abituato l’Occidente, a cui Brooke ha reagito usando una frase che raramente si sente pronunciare da una donna bianca: “Il colore della pelle non dovrebbe definire una persona”.
Sulla vicenda, hanno commentato diversi esperti, pesano ancora le lotte razziali del Paese africano, ex colonia britannica che dopo aver raggiunto l’indipendenza ha iniziato un lungo processo di riconciliazione nazionale che deve comunque fare ancora i conti con decenni di dura segregazione e discriminazioni ancora recenti, come la riforma agraria che ha ridistribuito le terre a bianchi e neri, resa esecutiva soltanto nel 2000.