Durante i lunghi mesi della pandemia, dopo aver fatto incetta di farine e lieviti per riempire di pizze, torte e focacce le lunghe giornate casalinghe, a sparire dagli scaffali era stata la carta igienica. Un fenomeno visibile soprattutto negli Stati Uniti, dove le autorità erano state costrette a razionare le scorte, limitando gli acquisti ad un massimo di due confezioni a testa.
A cinque anni di distanza, il fenomeno della sparizione dei 7 veli – o 10 piani di morbidezza, fa lo stesso - sarebbe ad un passo dal ripetersi, e questa volta la causa non sarebbe una nuova pandemia in arrivo, ma un effetto collaterale alla guerra commerciale voluta da Trump, il presidente che come linea guida ha scelto il disprezzo verso il resto del mondo.
L’aumento dei dazi del 27% (con minaccia di arrivare al 50%) verso le importazioni dal vicino Canada, che Donald sogna di annettere agli States, colpiscono il legname che gli americani utilizzano a mani basse per le proprie abitazioni ma anche, e qui sta il punto, i due milioni di tonnellate di legno tenero, quello da cui ogni anno le aziende ricavano tovaglioli, scottex, fazzolettini, salviette e la tanto amata carta igienica, appunto.
A profetizzare una nuova caccia al rotolo è “Bloomberg”, l’agenzia di informazione finanziaria che immagina scene simili a quella della pandemia, con gli scaffali e vuoti e gente che non sa a che santo votarsi quando è ora di dare una pulita a quella roba lì.
E con la crisi delle uova, dovuta questa volta all’influenza aviaria che ho obbligato gli allevatori ad abbattere milioni di polli, siamo arrivati a due fronti di crisi che spaventano gli americani, gente che oltre a rinunciare alle vagonate di “scramble eggs” del mattino sarà costretta ad evitare il bagno e tenersi dentro tutto, dal malcontento in poi.