CUORGNE’ - La «bambina che non sapeva odiare» insieme alle Penne Nere e all'Anpi. Amicizia, fedeltà alla patria, senso del dovere, solidarietà e rispetto verso gli altri. Sono alcuni dei valori fondamentali che da sempre appartengono agli Alpini. Segni distintivi di un sodalizio che ha scritto pagine memorabili della nostra Storia: nel fango della Grecia, tra i ghiacci della Russia, ma anche e soprattutto nella Resistenza. Imprese e gesti resilienti e coraggiosi, partiti non da ordini superiori ma dalla presa di coscienza che la guerra e l’odio sono da ripudiare. Per questo motivo l’incontro breve e quasi casuale avvenuto sabato pomeriggio, 4 settembre, a Cuorgnè tra Lidia Maksymowicz, sopravvissuta da giovanissima agli orrori del campo di concentramento di Auschwitz, e gli Alpini del gruppo del paese delle due torri, intitolato alla M.O.V.M. Enzo Zerboglio, ha avuto un significato speciale.
L’album ricordi del ritorno in Canavese di Lidia si è così arricchito di altre istantanee ricche di emozioni. Le Penne nere cuorgnatesi hanno donato a Maksymowicz un gagliardetto del gruppo, facente parte dell’Ana di Ivrea, e quindi l’hanno accompagnata in visita al Monumento agli Alpini in piazza Martiri della Libertà. Nell’occasione «la bambina che non sapeva odiare» ha incontrato anche una delegazione dell’Anpi di Cuorgnè, guidata dal vice presidente Aldo Fenoglio, una delle figlie di Ettore «Rabain» Giacoletto e il partigiano canavesano, Renzo Savio. «È stato emozionante poter conoscere questa donna, sopravvissuta ai campi di sterminio di Auschwitz. Con noi c'era Renzo Savio, partigiano e testimone degli orrori della guerra – hanno commentato dall’Anpi - Sarà nostro impegno riportare Lidia a Cuorgnè e organizzare un incontro aperto a tutti i cittadini».