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BUROLO - L’uomo e la donna che ritrovano le proprie radici, che sono fedeli alla propria appartenenza, ha detto in una sua celebre omelia Papa Francesco, «sono un uomo e una donna in gioia, di gioia e questa gioia è la loro forza». Una grande gioia l’hanno provata nei giorni scorsi i nipoti del canavesano Maurizio Rama. Hanno viaggiato, portando con sé le emozionanti storie sentite raccontare dal nonno, dagli Stati Uniti d’America in Canavese per scoprire le origini della propria famiglia e conoscere di persona quella Burolo da dove proveniva il loro adorato parente.

«Sono giunti da New York per vedere e conoscere il luogo che nel lontano 1891 diede i natali al nonno Maurizio Rama, emigrato nel 1912 negli Stati Uniti – racconta il sindaco, Franco Cominetto - Un momento emozionante e coinvolgente. Grazie al consigliere Alessandro e all'amico Mario, per avermi aiutato in qualità di interpreti. Ricordare il nonno è stato rivivere e ricordare la storia di molti burolesi ai primi anni del'900». 

«In particolare il nonno ritornò in Italia per prendere parte al primo conflitto mondiale – spiega il sindaco di Burolo - Rientrato negli Stati Uniti, decise di fare l'ultimo rientro al paese natio negli anni '60. Ricevette la croce di Cavaliere di Vittorio Veneto. Il mio ricordo di bambino va ad un signore sempre elegantemente vestito e con i modi educati... Bellissimo questo viaggio compiuto dai due nipoti ed i loro consorti per venire a conoscere quel paese che ogni giorno il nonno gli raccontava, e che immancabilmente finiva con gli occhi lucidi e una lacrima... Le radici sono una parte fondamentale che ci portiamo dentro di noi e nel nostro cammino. Apparteniamo alla nostra terra, al nostro Paese. La loro generazione è la prova di quanto mi disse un giorno un pro zio rientrato anche lui a Burolo dopo una vita vissuta a New York "Mi addormentavo tutte le notti con l'immagine del Campanile di Burolo" Se questo è il campanilismo di cui tanti parlano a sproposito. Sono felice di essere campanilista!».