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RIVAROLO CANAVESE - La Guardia di Finanza di Torino ha confiscato disponibilità patrimoniali appartenenti ad una banda di malviventi dedita alla commissione di delitti tributari. L’operazione ha consentito di sottoporre a confisca, in favore dello Stato, un compendio patrimoniale dal valore complessivo di oltre 3,3 milioni di euro, composto da 71 unità immobiliari, situate nei Comuni di Napoli e San Giorgio a Cremano (NA), sei terreni (a Rivarolo Canavese e Napoli), una vettura e denaro per oltre 900 mila euro depositato su diversi rapporti finanziari.

La sentenza, definitiva, ha anche confermato la responsabilità penale dei destinatari della confisca, condannati poiché facenti parte di un’associazione per delinquere che aveva già portato la guardia di finanza a Rivarolo nel 2016, risultata operante sul territorio piemontese e artefice di un’articolata frode «carosello» all'Iva nel settore del commercio all’ingrosso di metalli non ferrosi, la cui esistenza era stata scoperta nel corso delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino.

Il sistema sfruttava il particolare meccanismo di applicazione dell'Iva per le operazioni commerciali in ambito europeo con società farlocche che emettevano fatture con Iva senza però mai versarla. La frode carosello favoriva, in definitiva, i destinatari finali delle merci (riconducibili ai membri dell’organizzazione per delinquere), che erano in grado di praticare alla clientela prezzi concorrenziali dal momento che non pagavano l'Iva. 

La banda aveva coinvolto 36 società, sia italiane sia estere, risultate fittizie (prive di dipendenti e di qualsiasi struttura organizzativa) e gestite, di fatto, attraverso un unico ufficio a Torino, le quali avevano emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 100 milioni di euro, evadendo l'Iva per oltre 21 milioni di euro. Nel corso delle indagini erano stati, tra l’altro, sequestrati beni mobili, immobili e attività finanziarie nella disponibilità degli indagati, i quali, a seguito dell’esecuzione della sentenza della Corte d’Appello di Torino, sono stati ora sottoposti a confisca definitiva.