«Vengano pure in parrocchia a parlarmi. Credo che avrò modo di rispondere a tutte le loro domande». Conciliante. Così come deve essere un sacerdote. Don Luciano Bardesono, 76 anni, parroco di Lusigliè, Ozegna e Ciconio, denunciato alla procura di Torino dagli animalisti, li invita in parrocchia per un bicchiere di vino. Almeno per un confronto. Lo hanno denunciato con un’accusa infamante: avrebbe rubato le elemosine per pagarsi la licenza di caccia. 200 euro all’anno. Lui ci scherza su: «Le ho sempre rubate. Anzi, sono diventato ricco in questa maniera. Mi hanno denunciato? Benissimo. Ho una nipote che fa l’avvocato. Mi difenderò, nessun problema».
In fondo don Luciano se la cava con una risata. Ha 76 anni: nella sua vita ne ha viste di tutti i colori. Certo, farsi denunciare dagli animalisti perché andrebbe a caccia coi soldi delle offerte, ancora non gli era capitato. «C’è una prima volta per tutto. Vado a caccia da 50 anni. Da un bel pezzo non prendo niente. Altro che cacciatore spietato…». E narra di pranzi e cene, negli anni passati, a base di selvaggina. Banchetti ai quali prendevano parte anche i vescovi. Per dire che, al momento, dalla curia di Ivrea nessuno ha nemmeno alzato il telefono per chiedere spiegazioni al parroco di Lusigliè, Ozegna e Ciconio.
Poi, per carità, le sacre scritture si possono anche interpretare ma il «divieto alla caccia» è un punto sul quale si potrebbe discutere per anni. E dal punto di vista legislativo, il parroco non ha commesso alcun reato. Aveva persino la licenza a posto. «Un po’ mi spiace perché cadere e non riuscire a rialzarsi come mi è capitato la scorsa settimana è il segno che l’età avanza – dice il don – ero caduto anche altre volte ma ero sempre riuscito a tirarmi su. Ero sicuro che i parrocchiani mi avrebbero trovato». Così è stato.
E sugli insulti piovuti su internet (qualcuno ha anche augurato al parroco di fare una brutta fine e si è detto rammaricato perché l’incidente a caccia non si è concluso in tragedia), don Bardesono fa spallucce. «Ai signori che mi hanno augurato di lasciarci le penne posso solo rispondere che presto saranno accontentati. Non sono più un bambino».