A nulla sono valsi, nella giornata di ieri, presso la casa circondariale di Ivrea, i tentativi prima del personale di polizia penitenziaria presente, poi del personale medico, ad evitare il ventitreesimo suicidio di un detenuto nelle carceri italiane nel corso del 2016. Verso le 14,30 circa di ieri A.L., un italiano di 50 anni ristretto per l'espiazione di un residuo pena per furto e altri reati, detenuto al secondo piano del carcere eporediese, ha posto fine alla sua vita inalando gas da una bomboletta racchiusa in un sacchetto intorno alla propria testa.
A darne notizia è l'Osapp per voce del segretario generale Leo Beneduci. Secondo il sindacalista, «Malgrado la popolazione detenuta ristretta nelle carceri italiane sia diminuita dal 2014 a oggi di oltre 15 mila unità, sono ancora troppi i casi di suicidio a cui il personale di polizia penitenziaria non riesce a porre rimedio in ragione di una costante e quantomai grave e inaccettabile carenza di organico di ben oltre il 25% e pur considerando che, proprio grazie agli interventi del personale del corpo, solo un tentato suicidio su 20 ha esito infausto».