Il processo Olivetti a Ivrea, ieri mattina, si è aperto con un mezzo colpo di scena. Nei mesi scorsi il personale dello Spresal dell'Asl To4 ha effettuato una serie di ispezioni nei capannoni dismessi dell'azienda, confermando, ancora oggi, la presenza di amianto a distanza di anni dai fatti che vengono contestati nel processo e che avrebbero portato al decesso di tredici lavoratori Olivetti. Verbali, quelli dell'Asl, che rafforzano la tesi della procura di Ivrea: i manager dell'azienda (in diciotto sono a processo) sapevano dell'amianto e non hanno mai fatto nulla per proteggere i lavoratori.
Il giudice Elena Stoppini ha acquisito gli atti nonostante l'opposizione delle difese. Tra gli imputati, nessun nome eccellente era presente in aula. C'era solo Filippo Demonte Barbera, 83 anni, amministratore delegato della Ope dal novembre del 1985 al giugno del 1987. L'azienda era una controllata della Olivetti. L’uomo è a processo per la morte di un operaio che lavorava negli stabilimenti di San Bernardo d’Ivrea. «Non ho mai avuto nozione che all’epoca ci fossero problemi legati all’amianto - ha detto il pensionato - ero amministratore della Ope ma non seppi mai nulla».
Il pubblico ministero Laura Longo ha chiesto al giudice anche l'acquisizione dei documenti manoscritti e le dichiarazioni rese dalle presunte vittime in fase di indagine, comprese quelle decedute. Gli avvocati della difesa si sono opposti e il giudice ha respinto la richiesta. In conclusione è stato stilato il calendario delle prossime udienze: saranno 23, la prossima è prevista il 25 gennaio, l’ultima il 18 luglio. Saranno sentiti complessivamente 134 testimoni e 28 consulenti. Alla sbarra, con l’accusa di omicidio colposo e lesioni colpose in concorso, ci sono gli ex manager dell’azienda, Carlo De Benedetti, Franco De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera, l’imprenditore Roberto Colaninno.