Visita ispettiva al carcere di Ivrea, questa mattina, da parte di Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sel, Silvja Manzi e Igor Boni della Direzione nazionale Radicali. Una visita sollecitata dalle recenti proteste, anche violente, messe in atto da alcuni detenuti. «La situazione è complessa – ha ammesso Grimaldi – c’è un evidente problema strutturale e un aumento di casi difficili. Servono investimenti e servizi». Al momento la casa circondariale ospita 244 detenuti, contro una capienza massima di 192. Il 41% è straniero. A fronte di una pianta organica di 183 dipendenti, invece, le persone in servizio tra agenti e amministrativi sono 144. «Più del 90% dei detenuti fa uso di psicofarmaci o ansiolitici – dice Igor Boni – questo carcere ha bisogno di un aiuto urgente dall’amministrazione penitenziaria che non può nascondersi dietro la mancanza di denaro». Tra gli investimenti previsti quello per le telecamere di sicurezza: quelle al momento installate non risulterebbero funzionanti.
La delegazione piemontese si è fermata a discutere a lungo con la Direttrice e con gli operatori, non solo in merito ai gravi fatti avvenuti di recente, ma anche a proposito delle carenze strutturali del carcere. Negli ultimi mesi, all’aumento delle presenze (passate dai 190 detenuti presenti al 28 aprile 2015, agli attuali 244) si è sommato l’arrivo di diversi casi di detenuti trasferiti da altri Istituti, per lo più a causa di sanzioni disciplinari. Questa delicata situazione si scontra con la carenza di organico e con gli scarsi strumenti che la struttura ha a disposizione. Una gestione meno conflittuale e più promiscua dei detenuti avrebbe bisogno di aree comuni e, da subito, di un impianto di videosorveglianza che consenta agli agenti un minor carico di lavoro.
La delegazione ha visitato le diverse aree, a partire dall’infermeria, che ospitava un caso di autolesionismo (di tre avvenuti nella stessa giornata). Qui i rappresentanti di SEL-Sinistra Italiana e dei Radicali hanno potuto parlare con gli operatori sanitari e del SERT, appurando che dei 244 detenuti ben 240 fanno uso di psicofarmaci, dai semplici analgesici a terapie più importanti. Mentre una guardia medica è presente h24, per contro lo psicologo è attivo solo 24 ore al mese e lo psichiatra 2 ore a settimana. Vi sono inoltre 64 tossicodipendenti, tutti in terapia di mantenimento (a lievi dosi scalari).
“Facciamo appello al Ministero di Grazia e Giustizia e al Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria affinché non siano più sottovalutati da un lato i casi di insofferenza dei detenuti, dall’altro le difficili condizioni lavorative in cui si trovano gli agenti penitenziari”, ha dichiarato l’esponente di Sinistra Italiana Marco Grimaldi. “Il sovraffollamento e il calo dell’organico sono solo una parte di un problema che ha bisogno di investimenti certi per una migliore gestione delle aree comuni e dei diversi piani, a partire da un nuovo impianto di videosorveglianza, che costerebbe solo 40mila euro.”
“Se il caso di fine ottobre è stato scatenato dall’assenza di canali di intrattenimento televisivi”, hanno dichiarato Silvja Manzi e Igor Boni, “l’abuso di psicofarmaci e la scarsità di attività ricreative, di studio o lavorative (solo 80 detenuti hanno la possibilità di svolgere un lavoro) richiederebbe ben altro investimento da parte delle istituzioni locali e del Governo”.