Altissima tensione, venerdì scorso, nel carcere di Ivrea, dove i detenuti hanno dato vita ad una rumorosa protesta per protestare contro le condizioni di vita detentive. “La situazione è stata molto complicata per la sicurezza interna”, denuncia Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Nella serata di Venerdì 14/10/2016 circa una trentina di detenuti ristretti presso il reparto primo piano lato destro (Reparto a regime chiuso) della casa Circondariale di Ivrea hanno messo in opera una violenta manifestazione di protesta, divisa in due fasi. La prima fase è iniziata verso le ore 20.00, approfittando del fatto che da quell'ora rimane un solo operatore di Polizia Penitenziaria nel piano: hanno incominciato a sbattere gli spioncini dei blindi nonchè le ante degli armadietti in dotazione alle camere detentive. Grazie al pronto intervento dell'onnipresente Assistente Capo di Polizia Penitenziaria di Sorveglianza Generale, si è sedata la prima trance di protesta.
Verso le ore 21.00 però la protesta è ripresa con più violenza rispetto alla prima e cioè hanno iniziato a lanciare carte incendiate, cuscini fatti a pezzi, frutta, lampadine, pezzi di mobilio distrutto, bombolette di gas nel corridoio della sezione. A quel punto la Sorveglianza Generale, per poter portare alla calma la situazione e mettere in sicurezza gli operatori penitenziari presenti, ha chiesto l'ausilio di circa venti agenti e/o Assistenti accasermati (e che pagano per avere una stanza in caserma!) che intervenuti sul posto, con grande senso di responsabilità ed abnegazione sono riusciti a portare il tutto nei canoni regolari. Inoltre gli stessi detenuti hanno chiesto con insistenza un colloquio urgente con il comandante di Reparto, che nel mentre era stato avvertito dalla Sorveglianza Generale. Il comandante a sua volta è arrivato in Istituto verso le ore 21.45 circa ed ha ascoltato una delegazione di detenuti per capire le motivazioni di tale protesta. Questi ultimi lamentano un assenza totale dei diritti, in alcuni casi quali alcune celle prive di televisori, le continue richieste di audizioni con l'autorità dirigente ed educatori a loro dire inascoltate. Tutto questo come al solito ricade sui poliziotti penitenziari che ogni giorno con spirito di sacrificio ed abnegazione affrontano situazioni esplosive createsi grazie a chi?.. Fino a quando potrà durare questo clima? L'Amministrazione quando interviene?”.
“Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri”, commenta infine il segretario generale del SAPPE Donato Capece. ”Non possiamo essere noi il terminale delle proteste, talvolta persino sconsiderate e violente, dei detenuti per effetto di idee e i progetti dell’Amministrazione Penitenziaria che poi non vengono attuate per carenze di organico. Chi difende i difensori?”.