Si è aperto questa mattina nell'auditorium del liceo scientifico Gramsci di Ivrea, il processo per le morti da amianto negli stabilimenti della Olivetti. Sono 17 le persone imputate: fra questi Carlo e Franco De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno, che in periodi diversi hanno ricoperto cariche dirigenziali all'interno dell'azienda eporediese. I reati contestati, a vario titolo, sono omicidio colposo e lesioni (Colaninno dovrà rispondere solo di lesioni). Per la procura di Ivrea, i dirigenti dell'azienda non potevano non conoscere i rischi dovuti all'esposizione continuata degli operai all'amianto. Avrebbero dovuto prendere provvedimenti ma non lo hanno fatto.
Il gup Cecilia Marino, che a ottobre a prosciolo undici imputati, nelle motivazioni della sentenza ha scritto che quello della Olivetti, per Ivrea, è stato «un dramma sociale con caratteristiche peculiari, dal momento che la fabbrica era stata capace di tenere l'uomo al centro del proprio interesse». Lo stesso giudice ha disposto i 17 rinvii a giudizio. Il gup nella sentenza (alla quale la procura di Ivrea non ha presentato opposizione) ricorda che, secondo la concezione di Adriano Olivetti, la fabbrica doveva essere «capace di tenere al centro del proprio interesse l’uomo in tutte le sue esplicazioni, lavorative ed extralavorative. Per questo applicò, con anticipo di anni, norme di tutela dei lavoratori e mise a disposizione degli stessi alloggi, asili, servizi medici».
Gli undici prosciolti sono consiglieri senza deleghe della Olivetti. «All’interno del gruppo - scrive ancora il giudice - l’amministratore delegato era titolare esclusivo del settore della sicurezza sul lavoro. Furono i vari amministratori delegati succedutisi nel tempo a occuparsi concretamente della sicurezza». Quelli che, di fatto, oggi vanno a processo nell'auditorium del liceo Gramsci, l'unica struttura in grado di contenere la gran mole di testimoni chiamati a dire la loro davanti al giudice.