IVREA - Ennesimo episodio di violenza al pronto soccorso dell'ospedale di Ivrea. E' successo nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 ottobre 2024, intorno all'una, quando un soggetto già noto alle forze dell'ordine, ha iniziato a inveire contro l'infermiera presente in triage, minacciando di strapparle i capelli e sbatterla a terra. Il tutto è accaduto sotto gli occhi di una mamma e di un bambino che erano all'interno del triage. Successivamente lo stesso soggetto si è scagliato contro il parente di un paziente presente in attesa, lanciandogli contro due sedie. A quel punto è arrivata la polizia e l'aggressore è stato bloccato. Tra l'altro lo stesso soggetto si era presentato al pronto soccorso già diverse volte e anche il giorno precedente e protagonista di diversi episodi simili in un altro reparto dell'ospedale.
A raccontare i fatti è Giuseppe Summa, referente del Nursind Torino, il sindacato delle professioni infermieristiche. «Fortunatamente nessuno ha riportato lesioni, ma la situazione poteva sicuramente evolvere negativamente. Nei mesi scorsi si era partiti con buone intenzioni nel voler affrontare la problematica aggressioni, dopo che ne erano state denunciate quattro in appena dieci giorni. Si era deciso così di aprire un tavolo con i vari attori e il sindaco di Ivrea. Il primo marzo c’era stato il primo incontro e l'azienda aveva preso impegni precisi. Impegni che però non sono mai stati rispettati». Il sindacato «riterrà questa direzione responsabile di eventuali lesioni ai danni non solo del personale, ma anche dei cittadini presenti in pronto soccorso. Al di là delle azioni di carattere nazionale e regionale sul fenomeno delle aggressioni, riteniamo possa essere fatto molto localmente con misure di tipo organizzativo, logistico e di presa in carico di situazioni inerenti soggetti per lo più conosciuti che periodicamente si presentano al pronto soccorso».
Il Nursind già a luglio, dopo l'ennesima aggressione, aveva chiesto di riaprire il tavolo per avere aggiornamenti in merito agli impegni presi e gli interventi effettuati. «Tutto è rimasto immutato: lo riteniamo vergognoso e inaccettabile - aggiunge Summa - non sono stati tolti nemmeno i nominativi dalle divise del personale. Alcuni colleghi si sono cancellati addirittura dai social per evitare di essere rintracciati. Sappiamo che il fenomeno è diffuso a livello nazionale, ma il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare la salute dei dipendenti. Per questo, considerato che l'azienda sanitaria non rispetta gli impegni presi e non dà seguito agli sforzi e alle azioni di carattere regionale, visto il susseguirsi degli episodi, chiederemo all'assessore regionale alla sanità Riboldi di intervenire. Se la situazione non sarà presa adeguatamente in carico proclameremo lo stato di agitazione del personale».