Il progetto di riconversione della villa del boss Bruno Iaria a Cuorgnè (confiscata nel 2011) in un centro per l’emergenza abitativa dovrà attendere. Gli arredi dell’abitazione, infatti, formalmente non confiscati alla famiglia dell’esponente locale dell’ndrangheta, sono ancora al loro posto: mobili, materassi, quadri ed effetti personali. E nessuno, al momento, vuole prendersi l’onere di portarli altrove. L’altra sera, in consiglio comunale, la ratifica della convenzione con l’associazione «Mastropietro Onlus» di Cuorgnè (che dovrà occuparsi della gestione del bene confiscato insieme a Libera) è stata ritirata. «Non avevamo scelta – dice il sindaco Beppe Pezzetto – i locali oggetto della concessione, in località Cascinette, non risultano liberi dagli arredi e dai beni mobili».

Di fatto sono ancora proprietà della famiglia Iaria fino a quando l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, non avvierà la procedura di alienazione. Al momento, in quella direzione, non si è ancora mosso nulla. Per questo la Mastropietro ha chiesto di temporeggiare. «Scriveremo nuovamente a tutti gli enti competenti per sbloccare la situazione» assicura il primo cittadino.

E dire che, non più tardi di due settimane fa, Libera aveva promosso nella villa del boss un incontro dal titolo eloquente, «Riappropriamoci del bene», auspicando un rapido avvio dei lavori in occasione del passaggio in Canavese della «Carovana Antimafie». A quanto pare ci sarà ancora da attendere: la «consegna» dell’immobile al Comune da parte dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata è avvenuta il 17 gennaio 2014. Da allora, però, gli intoppi burocratici hanno avuto la meglio, congelando l’ambizioso progetto di riutilizzo della villa.