CANAVESE - Allarme del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, sulla situazione degli ospedali in provincia di Torino, in particolare nel territorio dell'Asl To4. L'aumento dei casi covid è stato esponenziale: «In questo momento pesa l'assenza di una struttura come quella delle Ogr a Torino e la periferia non può farsi carico di tutto», dice Giuseppe Summa del Nursind Torino.
«Comprendiamo la necessità di salvaguardare la medicina specialistica degli ospedali HUB di Torino - dichiara Giuseppe Summa - ma la periferia non è in grado di reggere l'impatto da un punto di vista di ampiezza territoriale. Se gli ospedali spoke devono farsi carico dei pazienti di Torino, la Regione faccia in modo di potenziare personale, finanziare prestazioni aggiuntive e potenziare il sistema dei trasporti secondari previsti dal Decreto Rilancio. Fra l'altro il documento regionale fa riferimento alle terapie intensive ma dimentica le subintensive che dovevano essere incrementate anche in Piemonte».
«Nello specifico per quanta riguarda l'Asl To4 il documento parla di rianimazione Covid a Chivasso e Ciriè, dimenticandosi di Ivrea dove ci sono già pazienti covid positivi ricoverati in terapia intensiva da giorni. Ma non doveva essere Chivasso la rianimazione covid? Certo che doveva esserlo, peccato che Governo e Regione (non sta a noi individuare i responsabili) non abbiano fatto nulla per incrementare i posti letto che in totale dovevano essere 16 tra terapia intensiva e subintensiva e invece la rianimazione di Chivasso è praticamente già satura. Come si può pensare che Chivasso possa farsi carico dei pazienti covid in terapia intensiva di altre aziende, se numericamente non può dare risposta neanche a livello aziendale?».
«A Ivrea sono aumentate le sale in pronto soccorso per i pazienti covid e un reparto è quasi saturo. A Ciriè sono presenti 25 pazienti nei due reparti covid. A Chivasso il pronto soccorso esplode. Dove possono essere presenti massimo 18 pazienti ne troviamo anche 28. Alle 4 di ieri notte le barelle erano terminate e di questo passo si rischia seriamente di dover riconvertire i reparti chirurgici in covid, con ricadute sulle liste di attesa».