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CHIVASSO - Un’accorata richiesta d’aiuto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E’ il contenuto di una lettera scritta da Antonella Argentini, sorella di Alessandro: trovato morto in casa in via Basso a Chivasso, dopo essere stato vittima di una truffa coi bitcoin. La tragica scomparsa del 56enne risale allo scorso 24 gennaio. Da allora Antonella Argentini, che è stata anche in televisione per perorare la sua causa, non ha mai smesso di lottare per chiedere giustizia per il fratello.

La missiva, inviata al Capo della Stato, è stata pubblicata sui social dal movimento ACTA (Azione contro truffe affettive) e lotta al crimine Informatico.

«Egregio Presidente Sergio Mattarella, sono un’italiana come milioni di italiani, con la sua piccola vita, il suo lavoro e la sua famiglia. Come da insegnamento dei miei genitori ho sempre cercato di essere una brava persona. Ed una brava persona era mio fratello, Alessandro. Lo era perché è mancato il 24 gennaio. Era così disperato che non ha trovato via d’uscita alla situazione in cui si era trovato, suo malgrado e ha preferito andare in un posto migliore, dove, forse, spero abbia trovato la nostra mamma mancata pochi mesi prima. Mio fratello è mancato di venerdì, aveva 56 anni era zio di una bimba di 2 anni appena, mia figlia che adorava. Quando ho trovato il suo telefono, mi sono recata dai carabinieri. Ho scoperto che era vittima di una truffa online, i truffatori gli avevano portato via tutto, facendolo indebitare sempre di più. Mi creda presidente, mio fratello era una persona intelligente, però molto fragile. Aveva perso il lavoro, avevamo perso la mamma da poco.In queste truffe non ci “cadi”, come spesso mi dicono, come se fosse la vittima il colpevole per troppa ingenuità, ma ti ci fanno cascare, ti studiano, ti agganciano e ti persuadono. Dopo avere insistito per lasciare il telefono in caserma sono stata richiamata per una dichiarazione. Sono andata per dichiarare che, se fosse stato possibile avrei voluto querelare a nome di mio fratello. I carabinieri hanno preso la mia dichiarazione e ho sperato fosse l’inizio di qualcosa che potesse quanto meno ridare dignità ad un nome ed un cognome che era una vita, una storia, un fratello, uno zio.

Ho rilasciato anche delle interviste in televisione. L’ho fatto per far passare il messaggio. Ed il messaggio è passato perché sono stata contattata da persone che hanno perso i loro cari per lo stesso motivo e da persone truffate che al suicidio ci pensano ogni giorno – aggiunge Antonella Argentini - Mi creda signor Presidente, la prima cosa che si prova quando si capisce di essere stati vittima di una truffa di questo genere è la vergogna, la vergogna del giudizio altrui. Molti non denunciano neanche. E già così il volume d’affari delle truffe online è più alto del volume d’affari del narco-traffico. Sono inerme a queste grida di aiuto. Sono inerme davanti a Francesco che non ha più neanche i soldi per mangiare, i quale riceve anche messaggi e telefonate piene di sfottò dei suoi aguzzini, davanti ad Alessandro il cui padre si è lasciato morire perché aveva capito di essere vittima di gente senza scrupoli e per il quale il figlio dovrà pagare i finanziamenti aperti in vita di soldi volati nelle tasche di questi personaggi, davanti a Marisa la cui sorella Katia ha scelto come mio fratello di spegnere la propria vita, resa impossibile dai truffatori, da Luana, contatto che io con i giornalisti ho trovato sul telefono di mio fratello, alla quale abbiamo dovuto dire noi che era vittima di una truffa. Non è possibile signor Presidente, rassegnarsi così alla malvagità».

«Non pretendo che si faccia giustizia per riavere i soldi e mettere i criminali in prigione. Questo succede per altre truffe, che coinvolgono, cariche di governo, grandi imprenditori e somme che io posso solo scrivere su un foglio di carta perché mai le vedrò e non le ambisco – conclude Antonella nella lettera - Ma non posso sopportare che tutto taccia. Che i truffatori siano ancora online, che si comportino da bulli sapendo che nessuno li cerca e nessuno li ferma. Signor Presidente, vorrei che Lei mi facesse un favore, anzi che lo facesse ad Alessandro Argentini, mio fratello che di male non ne ha mai fatto mai a nessuno. Mi aiuti La prego. Io non so come aiutare tutti quelli che mi scrivono e mi chiedono come devono fare. Mi aiuti La prego. Fermiamo questa criminalità che è organizzatissima, che è fortissima e che è saldamente barricata dietro un cellulare. E una criminalità organizzata, forte e piena di omertà non può essere che una piaga per il paese, come la storia insegna. Ho imparato alle elementari che Lei è lo Stato. Mi tenda una mano. Facciamo in modo che mio fratello sia l’ultimo. L’ultimo fratello da piangere, l’ultimo zio che non vedrà il compleanno di sua nipote, l’ultimo amico che si spegne per questo motivo. Loro me lo hanno ammazzato e solo perché non hanno premuto un grilletto, non vuol dire che non siano innocenti. Signor presidente, vanno fermati ma io come posso? Non può essere un crimine di serie B perché Alessandro indietro non torna. Col cuore pieno di speranza che la mia richiesta venga almeno valutata, rimango in attesa che Lei mi ridia fiducia nella giustizia degli uomini. È un gran compito lo capisco, ma lo chiedo a Lei che un fratello lo ha perso come me e forse sa come piange il mio cuore».