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Il Meeting è sempre stato un luogo di incontro tra le varie religioni. Quest'anno hanno avuto luogo tre diversi incontri a mio parere molto significativi. Il primo tra il Gran Mufti di Croazia Aziz Hasanovic e Wael Farouq, docente di letteratura araba all'università Cattolica di Milano e organizzatore di Meeting Cairo, con a tema la presenza islamica in Italia. Il secondo tra Ignacio Carbajosa,  docente di teologia a Madrid ed Eugene Korn, Direttore israeliano del Centro per la cooperazione ebraico-cristiana. Il terzo incontro ha visto come relatori Paolo Pezzi, arcivescovo cattolico di Mosca e Vladimir Legoyda, presidente dei rapporti tra chiesa e media del Patriarcato ortodosso di Mosca. Ho seguito quest'ultimo incontro con un amico parroco della diocesi di Ivrea.
 
Pezzi e Legoyda erano presenti quest'anno all'incontro tra papa Francesco e il patriarca metropolita Kirill, in una piccola saletta dell'aeroporto di L'Avana a Cuba. Era dallo scisma del 1054 che i due più importanti esponenti della chiesa cattolica e ortodossa non si incontravano. Dai relatori è emersa una comunanza di intenti e tanto lavoro ancora da fare. Hanno inoltre evidenziato che per essere se stessi c'è bisogno di un tu. Tu cattolico sei un bene per me ortodosso e viceversa.  Oggi si considera il cristianesimo non pertinente alla vita dell'uomo contemporaneo.  L'incontro tra Francesco e Kirill ha dimostrato che non è così.
 
Questo incontro è stato preparato ed è il momento iniziale di un nuovo lavoro comune.  Il punto d'incontro è sull'essenziale, trovarsi fratelli dentro una storia.  Non dobbiamo aspettare la piena comunione senza umiliare le differenze ma valorizzandole. I due relatori evidenziavano come tutti noi siamo chiamati a costruire ponti, a creare occasioni di nuovi incontri.  Quando ci si incontra ci si ritrova fratelli. A Cuba è avvenuto l'abbraccio tra due fratelli. l'arcivescovo Pezzi ha evidenziato che ci sono ostacoli ma si sta camminando per superarli, che siamo in un periodo di sfide epocali che richiedono una nuova evangelizzazione.
 
Nel suo intervento Vladimir Legoyda ha parlato di più della sua esperienza. "Cosa c'entra il titolo del Meeting con i nostri problemi?",  si chiedeva Legoyda prima di arrivare a Rimini. La sua posizione è però cambiata ed ha spiegato perché. Ha parlato dei santi e dei martiri, della famiglia e della persecuzione dei cristiani,  delle pagliuzze negli occhi degli altri e delle travi che sono infilate nei nostri e che ci impediscono di vedere.  "Qual è il mosaico che dobbiamo costruire? Come vedere l'immagine di Dio nell'altro? Quello che sembrava impossibile è diventato possibile, capire che l'altro è un bene, che un tu è un bene per me!". Tre eventi estremamente significativi che hanno parlato di incontri e di confronto.  Vedremo cosa ci riserverà il futuro. (Paolo Ricco)