Le indagini sulla morte del dodicenne di Ivrea, Tito Traversa, si sono chiuse oggi con la richiesta di rinvio a giudizio per tre persone presentata dal pubblico ministero Raffaele Guariniello.
Tito Traversa, promessa italiana del free climbing, è morto in Francia il 3 luglio del 2013 dopo tre giorni di coma, a seguito di una caduta mentre scalava una parete di roccia a Orpierre, in Alta Provenza. Le indagini della magistratura francese hanno confermato che il ragazzo è precipitato a causa del cedimento di alcuni moschettoni di sicurezza. Tito, insieme ad alcuni coetanei, era in Francia per una settimana di allenamenti organizzata dagli istruttori della palestra di Torino da lui frequentata.
L’incidente, secondo gli inquirenti, sarebbe stato provocato da una corda non trattenuta dal sistema di moschettoni e agganci di sicurezza installati su tutto il percorso di allenameto. Nell'inchiesta per omicidio colposo sono finiti Luca Giammarco, legale rappresentante della società “Bside”, che aveva organizzato l’arrampicata, l’istruttore Nicola Galizia e Carlo Paglioli, rappresentante della “Aludesign”, l'azienda produttrice delle attrezzature.