Addio Mediapolis. Fine della storia: i terreni dove avrebbe dovuto sorgere la Disneyland del Canavese tornano agricoli. «Con grande gioia il Fai accoglie la notizia dell’acquisto dei terreni di Mediapolis da parte di Roberto Bagnod, imprenditore agricolo originario della Valle d’Aosta. La vicenda, che ha messo a rischio da venti anni a questa parte circa 60 ettari di terreni agricoli di elevatissima qualità, si chiude grazie al suo impegno. Questo gesto va nella stessa direzione di quanto il Fai ha da sempre sostenuto: la forza del valore agricolo del suolo, vero volano di sviluppo sostenibile di un’area che come si legge nel Piano paesaggistico è di grande interesse agronomico, per le colture, ma anche per prati, pascoli, bosco e bosco ceduo».

Per quasi 20 anni il Fai - con Italia Nostra, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Torino e WWF Piemonte – ha contrastato il progetto Mediapolis per la realizzazione di un enorme parco a tema, con un albergo e tre centri commerciali nel Comune di Albiano d’Ivrea. L‘attenzione del Fai è stata continua in questi lunghi anni anche in sede di giudizio con azioni legali ai vari livelli, dal Tar Piemonte al Consiglio di Stato, «per dimostrare che questo progetto avrebbe solo impoverito il Canavese: troppo vecchio nel suo impianto, devastante da un punto di vista ambientale e paesaggistico, concentrato su un’area a grave rischio idrogeologico».

«Già nel 2014 si sapeva che la società Mediapolis aveva contratto forti debiti per una causa in corso in Tribunale, in quanto uno dei creditori, la Banca Leonardo, aveva chiesto di essere pagato per i prestiti effettuati e, quindi, i terreni su cui doveva sorgere Mediapolis sono stati messi all’asta a seguito di un pignoramento. Il prezzo della base d’asta, come si può evincere dalla perizia, era stato stimato sul valore agricolo dei suoli perché ogni autorizzazione a diversa destinazione era scaduta». Già nel 2012 la Giunta Regionale prese atto della dissoluzione delle condizioni per il mantenimento dell'impianto originario del progetto e ne chiese una ritualizzazione, anche alla luce dei nuovi scenari economici e congiunturali.